Inkunabula
L’Inkunabula non esiste. O per meglio dire ne esistono troppi!
Il carattere Inkunabula fu venne “intagliato” nel 1911 in corpo 14 per conto della Commissione Esecutiva dell’Esposizione Internazionele di Torino del 1911, dalla fonderia Augusta — denominazione assunta in quegli anni dalla Nebiolo & Co.
Come si legge nell’Archivio Tipografico numero 247 (31 marzo 1923), questo carattere è la fedele riproduzione del disegno adottato da Erhard Rardolt, stampatore originario di Augusta in Germania, attivo a Venezia soprattutto nella produzione di testi classici latini. Ratdolt operò dapprima a Venezia dal 1476 al 1486 per poi rientrare ad Augusta. Dal 1475 al 1478 collaborò con altri due tipografi tedeschi: Peter Loslein e Bernhart Maler.
Il carattere preso a riferimento fu in particolare l’edizione in caratteri romani del del Kalendarium del 1476. Come il nome lascia intuire, il libro contiene varie effemeridi sino al 1530 e fu redatto dal Regiomontano, pseudonimo di Johannes Müller da Königsberg (Unfinden, 6 giugno 1436 – Roma, 6 luglio 1476), un matematico ed astronomo tedesco. Il Regiomontano fu infatti uno dei primi scrittori di materiale astronomico e produsse una serie di almanacchi che ebbe un successo tale da continuare anche dopo la sua morte, avvenuta a Roma lo stesso anno di pubblicazione, un mese dopo il suo quarantesimo compleanno. Il Kalendarium fu pubblicato in latino ed in italiano nel 1476 e in tedesco nel 1478, sia in caratteri romani che gotici.
Il carattere di Ratdolt e le sue influenze
Come anticipato più sopra, carattere utilizzato da Rardolt è un romano che, pur probabilmente influenzato dal modello di Nicolas Jenson, risulta più vicino nello stile a quello di Adam von Ammergau, altro stampatore tedesco. Si colloca comunque perfettamente negli stili dei primi anni dei caratteri romani veneziani, distinguendosi, tra l’altro, per l’inclinazione marcata degli occhielli nelle lettere curve, fino a raggiungere l’orizzontalità in lettere come \d e \p.
Nella versione Inkunabula, la lettera \Y è stata aggiornata alla forma moderna verticale, ma ho comunque incluso anche il glifo arcaico tra le alternative stilistiche OTF (stylistic alternates).
In seguito vennero completate le serie del nuovo carattere in corpo 10 e 18, ed infine in corpo 6, 8, 12, 16, 20, 28, 36 e 48 (quest’ultima solo in maiuscolo). Ed è proprio qui che torna il paradosso iniziale: la versione in corpo 14 differisce notevolmente dalle altre, che a loro volta presentano leggere, ma significative variazioni. Al di là delle normali deformazioni legate alle dimensioni ottiche — come l’altezza delle ascendenti, la lunghezza delle discendenti, la proporzione tra la \x e le maiuscole, il contrasto tra pieni e filetti, la larghezza dei glifi — le divergenze tra il corpo 14 e tutte le altre dimensioni risiedono proprio nella forma stessa del carattere.
Solo per indicare le discrepanze più evidenti rispetto ai corpi successivi, citiamo ad esempio:
- la \C dove il terminale inferiore è più arrotondato ed inclinato,
- la \O il cui contorno inerno possiede una forma ovale anziché ellittica,
- la \Q che presenta una coda con tutta un’altra forma,
- la \c che – come nell’originale quattrocentesco – è visibilmente più alta dell’altezza media delle minuscole,
- la \d dove il raccordo inferiore tra occhiello ed asta presenta una contrazione (a mo’ di ink trap),
- la \i e la \j dove i puntini sono in posizioni diverse non solo tra loro,
- la \f che mostra un terminale superiore a taglio verticale ed un incrocio differente e più basso,
- la \y con un discendente ben più proporzionato,
- il numero \8 che mostra un’inclinazione verso sinistra.

Confronto tra le forme della lettera \C del corpo 28 e 14, in particolare si noti il terminale inferiore notevolmente differente.
E non finisce qui: anche all’interno dello stesso corpo 14 si riscontrano variazioni tra i glifi. Emblematico il caso della \F, che cambia completamente forma nel tempo.

Confronto tra le versioni della lettera \F: si notano in alto la lettera in corpo 14 nella versione iniziale, in basso due versioni aggiornate comparate con una terza in corpo 36.
Secondo me la varietà delle forme è uno dei motivi che ha, fino ad oggi, privato l’Inkunabula della sua edizione digitale, se si esclude il pregevole Inkunabula TX di Claudio Piccinini che si basa proprio sul corpo 14 e ad oggi mi risulta ancora in sviluppo.
Un altro motivo di questo ritardo, sempre a mio avviso, risiede nel fatto che il disegno di questo carattere risenta in maniera così marcata delle sue origini: uno dei primi disegni dei glifi per la stampa. Il fascino del sapore arcaico è anche il suo tallone d’Achille, dato che le forme non posseggono quell’armonia, quelle proporzioni e quelle correzioni ottiche a cui l’occhio dei lettori è ormai abituato.
In ragione di questo motivo, ho inizialmente pensato di non ispirarmi ad un corpo preciso, bensì di creare una reinterpretazione che fosse vicina il più possibile agli originali, ma che al contempo armonizzasse i contrasti e le dimensioni dei vari glifi: il Flanker Inkunabula. Ho quindi cercato di adottare le forme che ritenevo più piacevoli o più rappresentative del’Inkunabula rimasto iconico nella memoria degli esperti, un disegno che fosse il più possibile vicino agli originali, ma che al contempo armonizzasse i contrasti e le dimensioni dei vari glifi. Le spalle, le spanciature e le altezze risultano ora armonizzate, gli spessori sono più costanti per tutto l’alfabeto e la geometria delle grazie si mantiene più uniforme.
Il Flanker Inkunabula sarà presto disponibile su MyFonts.
Ma mentre stavo disegnando il nuovo carattere capivo che non sarebbe bastato e non sarebbe stato giusto nei confronti di questo font troppo tempo trascurato. Ho quindi deciso di creare altri due caratteri: l’Inkunabula corpo 14 che appunto riprende il font originale in corpo 14, diciamo ad uno stadio di disegno iniziale, tra il 1911 ed il 1923, e che è possibile scaricare qui sotto.
E l’Inkunabula nova, una versione che fosse un’interpretazione in chiave più moderna e più facile da leggere, anche questa presto disponibile su MyFonts.
Le abbreviazioni scribali
L’Inkunabula ereditava le abbreviazioni scribali dell’originale quattrocentesco: le abbreviazioni erano usate in Europa sin dal III secolo dagli scribi per risparmiare il materiale sul quale scrivere. Anche nell’editoria a stampa dei primi anni era consueto l’uso delle abbreviazioni scribali per la stessa ragione, oltre che di molte legature tra le lettere oggi cadute in disuso. Bisogna però far notare che i segni composti per le abbreviazioni possedevano differenze non trascurabili a seconda della regione geografica di scrittura del testo.
Il nuovo carattere della Nebiolo importava i segni che trovate colorati in scuro nell’immagine seguente, mentre quelli in rosso sono stati aggiunti per completezza, dato che sono presenti nel testo originale. Uno dei segni però non ho trovato all’interno del testo in carattere romano, bensì, curiosamente, all’interno del testo a caratteri gotici: quello che ho supposto essere l’abbreviazione “-us” in finale di parola, che invece nel testo romano era con la forma in rosso nell’immagine. Non sono riuscito al momento a comprendere l’origine di questo segno o come mai questa decisione di introdurre un segno appartenente ad un altro alfabeto.
Considerazioni finali
Ricostruire l’Inkunabula è stato molto più difficile del previsto e questo non solo perché fosse difficile trovare il materiale originale sul quale lavorare, ma come ho cercato di spiegare più sopra, proprio perché sembra che il romano originale fosse figlio di molti padri e non avesse una struttura ben definita. Si è dovuto mediare tra le varie forme.
A causa della difficoltà e della complicazione della materia, ancor più resterò aperto ai consigli ed alle segnalazioni che avrete la pazienza di rivolgermi.
Infine solo nel 1926 si aggiunse il corsivo, prendendo a modello un corsivo cinquecentesco, che affiancava le iniziali ornate e le iniziali filettate. Ma questa è un’altra storia…
Inkunabula-corpo-14.zip
Tipo di file: application/zip Dimensione: 46,61 KB Tipo di documento: OpenType Font Versione: 1.000 Licenza: Attribution-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-ND 3.0) Data di creazione od aggiornamento: 15 Maggio 2025 Collegamento: https://www.studiodilena.com/wp-content/uploads/2025/05/Inkunabula-corpo-14.zipCollegamenti utili
Calendarium del Regiomontano
- Versione in caratteri romani, sul sito della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America.
- Versione in caratteri gotici, sul sito archive.org.
Altri esempi di libri a stampa con il carattere di Erhard Rardolt
- Monumentum compendiosum pro confessionibus cardinalium reliquorumque praelatorum / Breve scrutatoriolum peccatorum pro confessionibus, Erhard Rardolt, 1476, sul sito archive.org.
- Appiano, Historia Romana parte I, Erhard Rardolt, 1477, sul sito archive.org.
- Appiano, Historia Romana parte II, Erhard Rardolt, 1477, sul sito archive.org.